Guido Bodrato
Le stagioni dell’intransigenza
Il Partito Popolare di Luigi Sturzo, la “terza forza di ispirazione cristiana” alla prova del fascismo e del bolscevismo nel Piemonte del 1919-1926

prefazione di
Bartolo Gariglio
postfazione di
Gianfranco Astori

collana: Studi e ricerche della Fondazione Carlo Donat-Cattin
anno di pubblicazione 2022

cartaceo 184 pp

9788867892525 15,00 €
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9788867892532 4,99 €
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Il tema non dichiarato, ma più volte richiamato in questo libro che parla del Partito popolare di don Sturzo, sembra essere quello dei “corsi e ricorsi” che punteggiano la storia italiana. È quasi un ammonimento da parte dell’Autore che affronta la vicenda dei cattolici del Piemonte, da un canto ricordando la loro storia negli anni seguenti all’Unità d’Italia, dall’altro riferendo le tante difficoltà incontrate dal progetto di Sturzo nel clima “rivoluzionario” che, anche in questa regione, aveva caratterizzato il primo dopoguerra del Novecento.
Sturzo intendeva dare vita a un partito con una propria autonomia e identità politica, non clericale ma radicato nel mondo cattolico, legato fortemente ad una realtà che viveva la trasformazione industriale di un’economia ancora caratterizzata dall’agricoltura; ad un partito che rifiutava il dominio di “una democrazia dei ricchi”, com’era definito un sistema che fino al 1912 aveva limitato il voto a non più del 10% degli italiani. Un partito pensato in competizione con i liberali e i socialisti: una terza forza interclassista e popolare.
In particolare, l’Autore – uno tra i più ragguardevoli protagonisti della Dc e del Partito popolare degli anni Novanta – ricorda le eterogenee posizioni che convivevano tra i cattolici, ed i difficili rapporti che i dirigenti popolari avevano con una Chiesa indotta a cercare comunque e innanzitutto la soluzione alla Questione romana. Ricorda, infine, la dissoluzione di un ‘sistema’ segnato dalle scissioni nell’ambito della sinistra e da istituzioni incapaci di governare una crisi aggravata da continui scioperi, da disordini di piazza e dalla violenza politica; con democratici, riformisti e popolari senza strategia, e il raggruppamento liberale convinto di poter integrare i fascisti nella maggioranza. In un clima di scontro, che stava deragliando in guerra civile tra bolscevichi e fascisti, per i cattolici il problema era: da che parte stare.

Prefazione
Bartolo Gariglio

Introduzione. La “lunga marcia” dei cattolici dal clericalismo al Partito popolare
Dalla nostalgia dell’intransigenza clericale alla presenza cristiana nella società
Il movimento cattolico nell’Italia unita: una rivoluzione passiva?
Il movimento cattolico in Piemonte alla fine dell’Ottocento
Modernismo e interventismo, un fiume impetuoso
La Grande guerra e l’onda rivoluzionaria cambiano l’orizzonte

1919, la primavera: nasce il Partito popolare
L’appello di don Sturzo “ai liberi e forti”
Il Piemonte e l’Appello di Sturzo: Torino tra impegno sociale e desiderio di ordine
La provincia di Cuneo. Tra clerico-moderatismo e prima democrazia cristiana
Il Ppi nella provincia di Alessandria, dall’Alto al Basso Monferrato
Luci e ombre del popolarismo nella diocesi di Asti: l’alleanza con il Partito dei contadini
Provincia di Novara: le diverse anime dei cattolici, divisi in una “diocesi di frontiera”
Verso il I Congresso nazionale del Ppi (1919)
Le elezioni politiche del 1919: l’intransigenza e la formazione delle liste dei candidati
Un risultato imprevisto: il 16 novembre del 1919 il Ppi conquista 100 seggi

Governo Nitti, dicembre 1919/giugno 1920. L’intransigenza
alla prova 85
Il II Congresso del Ppi: Napoli dall’8 all’11 aprile del 1920 86
Dal governo Nitti al V governo Giolitti 88
Il “biennio rosso” e le elezioni amministrative del 1920 90

L’estate: intransigenza popolare, i “blocchi elettorali”, “intese di governo”
1921. Livorno, i socialisti si spaccano. Giolitti apre a Mussolini
L’esito del voto politico in Piemonte nel 1921
Dopo Giolitti governa Bonomi e ad ottobre Mussolini fonda il PNF
III Congresso nazionale del Ppi (Venezia, 20-23 ottobre 1921)
Da Benedetto XV a Pio XI

1922, l’autunno: “le camicie nere marciano su Roma”
La “strage” di Torino: 17 dicembre 1922.
Il IV Congresso di Torino: l’intransigenza diventa resistenza al fascismo
Il fascismo uccide don Minzoni e tende la mano ai clericali
La legge Acerbo: il Ppi prepara la resistenza elettorale del 1924
L’assassinio di Matteotti, l’Aventino. la questione morale
Come resistere al fascismo e rendere “politica” la questione morale?

L’inverno: il discorso liberticida di Mussolini, 3 gennaio 1925
Gli ultimi giorni, gli ultimi tentativi. L’ultimo Congresso del Ppi
Come finisce una storia… che non finisce
Il lungo inverno dell’esilio, nell’attesa di una nuova primavera

Postfazione
Gianfranco Astori

Appendice
Bibliografia
Indice dei nomi

Guido Bodrato (Monteu Roero, 1933), laureato in Giurisprudenza all’Università di Torino, è stato rappresentante degli studenti nell’Unione Nazionale Universitaria, assistente volontario di Sociologia e ricercatore economico all’Ires. Consigliere comunale di Torino dal 1960 al 1970 e dal 1985 al 1990, parlamentare nazionale dal 1968 al 1994 e parlamentare europeo dal 1999 al 2004, è stato Ministro della Pubblica Istruzione, del Bilancio e dell’Industria. Nella Dc è stato responsabile della Spes (stampa e propaganda) con Benigno Zaccagnini e nel Ppi ha diretto «Il Popolo» dal 1995 al 1999. Ha pubblicato Contestazione e politica (1972), Il potere degli Spot (1991), L’Europa (im)possibile (2004), L’inganno del bipolarismo (2013) e con Corrado Belci, 1978, Moro, La Dc, il terrorismo (2006).